Protagonista di questo articolo sarà la cucina di casa mia dedicata alla XXV Edizione della Biennale di Arte Contemporanea del muro dipinto di Dozza. Nata neglia anni 60, Dozza è diventata nel tempo un piccolo museo a cielo aperto, una vera galleria d’arte moderna e contemporanea, non solo perchè copre un arco di tempo semisecolare ma anche perchè i dipinti sono strettamente e intimamente legati al luogo per il quale furono pensati.
Particolarmente coinvolgente per noi la recente manifestazione in questione visto e considerato che abbiamo messo a disposizione il muro della facciata di casa. Quest’anno si è svolta in un settembre davvero caldo e non avrei mai sperato di riuscire ad organizzare un bel pranzo in giardino.
Ma andiamo con ordine e prima di iniziare a raccontarvi questa esperienza, prendiamoci un aperitivo.
Vi propongo in questo post un cocktail alcolico aromatizzato con il brodo di giuggiole. Mi è sempre piaciuto chiaccherare al bar davanti ad uno shakerato e trovo che l’aperitivo gustato in questo modo abbia un fascino démodé, quella schiumina in superficie che rilascia una shekerata ben fatta o addirittura una alta schiuma creata dal selz, ritengo sia ormai una roba d’altri tempi. L’idea del brodo di giuggiole nasce da una mia curiosità, dall’espressione “andare in brodo di giuggiole”. Se esiste l’espressione, allora il brodo di giuggiole deve esistere, ecco che ho trovato che il detto è di provenienza toscana ed è già menzionato in un vocabolario del 1612. La ricetta che seguirà è stata leggermente modificata rispetto all’originale che prevedeva il succo delle mele cotogne anzichè il succo di mela non zuccherato che ho usato.
Non vi parlerò “veramente” di arte perchè l’arte è per me un linguaggio ed è molto difficile utilizzare un certo linguaggio per parlare di un altro linguaggio senza le giuste competenze. Vi racconterò cosa ho visto e fotografato in giro per il borgo perchè di arte contemporanea so ben poco, cercherò di non cadere nella banalità di dire ” quello è bello e quello no”. Non credo sia corretto dire di un opera d’arte che è bella o brutta. Prendiamo per esempio il colore nero, per me è un brutto colore preso da solo, contestualizzato diventa un colore che può piacermi. A mio parere è sempre importante capire che cosa l’artista vuole trasmetterci.
Mi limiterò a dire che l’arte è bellezza grazie alla fantasia dell’artista, che non si limita ad imitare ma grazie alla sua fantasia rappresenta le sensazioni. La bellezza più semplice è quella dei colori ed è la vittoria della luce sull’oscurità. Io adoro i colori, il colore è radiazione, energia, stimolo visivo ed emozionale. Possiamo dire che il colore è l’essenza della nostra esistenza. I colori che predomineranno in queste fotografie saranno il blu, il rosso e il bianco e sono i colori dell’opera pittorica di Omar Galliani, artista ormai di fama mondiale; il verde della natura farà da sfondo.
Non è stato facile associare i colori del cibo ai colori di questo dipinto. Il cibo ha i colori della natura la quale non ha fantasia perchè non può concepire l’ideale, non riuscirò a trasformarlo nei colori dell’opera ma forse con gli accostamenti giusti riuscirò a creare buone associazioni cromatiche.
Vi ho preparato per questo virtuale pranzo con l’arte, un soffice spumoncino al parmigiano da servire tiepido e addolcito da cipolle fresche caramellate con un ristretto di aceto balsamico ai fichi, vi propongo a seguire un piatto unico composto da succulenti spiedini di prugne avvolte nel prosciutto San Daniele e salsiccia con contorno delle semplici patate lessate e mantecate con un buon olio; saranno perfette per amalgamarsi con il buon sughetto rilasciato dalle prugne. Per finire una torta “per grandi” di cui vado fiera, con mirtilli e zabaglione al marsala, porto e amaretto, vi consiglio di servirla ai vostri ospiti anche se l’occasione è particolarmente importante.
Sediamoci a tavola e parliamo ora dell’opera di Omar Galliani dal titolo “Blu oltremare”.
Quando abbiamo accettato di partecipare a questa Biennale ci hanno sottoposto il disegno di questo volto realizzato in tecnica carboncino con colori tenui e pastellati, un disegno esistente di Omar Galliani realizzato anni fa. Appena l’ho visto la memoria mi ha portato immediatamente al volto della Madonna con Bambino e Angeli di Filippo Lippi e mi sembrava che il legame con il disegno rinascimentale fosse più che accettabile.
Successivamente abbiamo saputo che in realtà non avrebbe dipinto il muro Omar Galliani ma la sua allieva Carolina Corno. Sotto l’occhio vigile del maestro, Carolina non ha cambiato il soggetto del disegno a noi sottoposto ma l’ha interpretato con una diversa tecnica: la street art, questa prevede l’utilizzo di mascherine realizzate con carta lucido e bombolette spray. Dopo un pò di scetticismo, devo dire che il risultato non mi è dispiaciuto perchè il volto ha mantenuto la dolcezza e la serenità dello sguardo volto verso il basso. Potremmo ora considerarla una Madonna dei nostri giorni.
Il volto della giovane donna ha i colori del blu, il blu è il colore della quiete, del cielo e dell’infinito impenetrabile e misterioso. Evoca il bisogno di amore ed affetto, l’archetipo del blu è l’acqua, il mare; forse di qui il titolo al volto della donna “Blu Oltremare”. Qualche tocco di rosso vivo e alcune linee precise disegnano un gatto in posizone sfinge, il rosso è un colore stimolante, rappresenta il dominio e il desiderio. Evoca il bisogno di agire, l’archetipo è il fuoco e l’energia, il rosso porpora è legato alla regalità e all’autorita. La sfinge, tra i tanti significati che nel tempo gli sono stati attribuiti, ha in primis quello di proteggere, essa era considerata il guardiano delle sepolture faraoniche, essa rappresentava anche il faraone ed era considerata il simbolo del sole nascente, simboligicamente è stata considerata anche il garante della rinascita.
La storia dell’arte genera altra arte, sempre. Per quanto apparentemente tutto si allontani dall’origine, questa ritorna sempre sotto forme e linguaggi differenti ripetendosi, è così per la musica, la pittura, la letteratura, la moda, il cinema e mi sia concesso di dire anche in cucina. A mio parere l’arte ha uno scopo ben preciso, quello di mostrarsi, l’opera è insostituibile perché senza non potremmo più stupirci di nulla in quanto il mondo ci è già visibilmente noto, ma ancor più credo sia importante trovare il tempo per poterci permettere quel grande lusso che è “creare”, basta capire cosa è a noi più congeniale.
Potremmo semplicemente creare una bella tavola, anche solo per un giorno, abbandonarci alla bellezza e all’eleganza di una rosa rosso porpora sistemata tra gli arbusti presi dal giardino. Possiamo decorare una torta come se fosse un giardino e gettare petali rossi dove più ci aggrada per sentirci regali per un pò, proprio come il rosso porpora impone!
Non preoccupiamoci se stiamo facendo una cosa bella o brutta, se piacerà o no e a chi, facciamola e basta senza guardare gli altri. Ognuno di noi ha una peculiarità che deve sviluppare e condividere: in un giardino una rosa non copete con quella accanto, semplicemente sboccia. La condivisione di qualcosa di bello è una responsabilità, per esempio, i muri delle case di Dozza messi a disposizioni in occasione della Biennale, sono spazi per connettere i creativi locali tra loro e direttamente con il pubblico, sono spazi privati che diventano per tutti. Condividere.
Preciso che le osservazioni relative all’opera di Omar Galliani sono frutto di un mio pensiero, in nessuna dichiarazione l’artista ha paragonato questo volto alla Madonna di Filippo Lippi, idem per quanto riguarda le considerazioni sui colori e la simbologia della sfinge. L’analisi è il frutto di ciò che io percepisco guardando il murales a testa in su. ” Blu oltremare” mi ha ispirato questo post.
Cocktail dèmodè al brodo di giuggiole
Dose per una coppa
1/3 Martini Rosso
1/3 Votka
1/3 Soda
3 cucchiaini di brodo di giuggiole
Il succo di uno spicchio di limone
Scorza d’arancio
Per il brodo di giuggiole
500 gr di giuggiole snocciolate
500 gr di zucchero
2 bicchieri di vino rosso
2 bicchieri di succo di mela
Un grappolo di uva di piccole dimensioni
Scorza d’arancia
In uno shaker pieno di ghiaccio aggiungere i due liquori, i brodo di giuggiole e il succo di limone. Shakerare con forza e versare in una coppa il liquido separato dal ghiaccio. Aggiungere la soda e stringere la scorza dell’arancio sul cocktail.
Per il brodo di giuggiole, la quantità sopra indicata ti permetterà di ottenere 3 bottigliette da succo di frutta da 200 cl.
Snocciolare le giuggiole con l’apposito attrezzo, riporle in una pentola con il bordo alto e ricoprirle con acqua. Aggiungere il vino, il succo di mela, lo zucchero e l’uva. Fare bollire tutto fino a quando le giuggiole saranno molli, occorrerà almeno un ora di cottura su fiamma media. Aggiungere la scorza dell’arancio e lasciare raffreddare. Filtrare tutto il composto con un colino cinese e successivamente ripassare il liquido con un colino a maglie strette.
Otterete uno sciroppo dolciastro che potrete utilizzare anche in altre occasioni: per aromatizzare il the, per fare bibite con l’aggiunta di acqua, per realizzare gelatine per dolci e per condire macedonie con frutta invernale.
Spumoncini al parmigiano con cipolle caramellate e aceto ai fichi.
Per sei porzioni monodose
100 gr di Formaggio Parmigiano
100 gr di ricotta
3 uova
1/2 lt di panna liquida
Per le cipolle caramellate
Un mazzo di cipolle rosse fresche di media grandezza
Zucchero in peso uguale al peso delle cipolle
Montare tutti gli ingredienti per lo spumoncino insieme; prima le uova, la ricotta e il parmigiano, per ultimo la panna. Devi ottenere un composto spumoso, riporre l’impasto ottenuto nei contenitore monodose cuocere nel forno a bagnomaria a 160 gradi per circa 30 minuti.
Caramella le cipolle. Taglia le cipolle fresche a fettine sottili, riponile in una casseruola larga e bassa con lo zucchero. Fai cuocer fino a che le cipolle non diventeranno fili trasparenti e collosi.
Esiste in commercio un aceto balsamico ai fichi ma potrai farlo tu semplicemente ristringendo circa 250 ml di aceto balsamico con circa 4 fichi aperti. Filtra con un setaccio a maglia fine.
Spiedini di prugne e salsiccia con patate mantecate e carote viola.
Per sei persone
12 prugne
18 pezzetti di salsiccia lunghi circa 3 cm
2 hg di prosciutto dolce
300 gr di patate
4-5 carote viola
Lessare bene le patate e pestarle una volta fredde con una forchetta, condire a piacere con sale e fondamentale un buon olio d’oliva.
Tagliare a metà le prugne e snocciolarle ( se sono grandi ridurle a quartini ). Avvolgere la fetta di prosciutto intorno alla prugna con più giri. Montare lo spiedino alternano i pezzi della salsiccia con le prugne, consiglio di forare la pelle della salsiccia con la forchetta.
Cuocerli su una piastra, andrà bene anche il forno.
Servire gli spiedini sopra la patata mantecata e accompagnare con le carote viola già condite tagliate con la mandolina.
Torta ai mirtilli e allo zabaglione di porto, marsala e amaretto.
Per lo zabaglione
6 tuorli
120 gr di zucchero
50 gr di Porto rosso
50 gr di Marsala secco
50 gr di Liquore all’amaretto
Per la torta
150 gr di farina
100 gr di zucchero
100 gr di burro
2 uova
Un cucchiaio raso di lievito per dolci
2 cucchiai di latte
Un cucchiaio di acqua di rosa
3 vaschette di mirtilli
Una vaschetta di lamponi
250 ml di panna liquida
Montare a bagnomaria i tuorli con lo zucchero fino a raggiungere una temperatura di 37 gradi, aggiungere i liquori e il vino continuando a lavorare il composto a bagnomaria fino a raggiungere i 70 gradi. Otterete una crema spumosa e mediamente densa. Mettere da parte e procedere alla lavorazione per fare la torta.
Montare a spuma le uova con lo zucchero aggiungere la farina, il latte e l’acqua di rosa, successivamente incorporare il burro, sciolto e non caldo, lentamente, con le fruste in azione. In ultimo aggiungere il lievito. Versare il composto in una tortiera (diametro 28 cm) coprire in modo uniforme la superficie con i mirtilli. Cuocere a 180 gradi per circa 20-25 minuti.
Lasciare raffreddare bene sia la torta che lo zabaglione.
Tagliare trasversalmente la torta tenendo la parte bassa più alta. Rimuovere dalla parte centrale di questa metà un pò di pasta in modo da formare un contenitore con un mezzo cm di bordo. Riempire questa parte con lo zabaglione e richiudere la torta. Con l’aiuto di una spatola livellare il bordo esterno con altra crema. Ve ne rimarrà un pò che potrete utilizzare per servirlo sulla fetta di torta o eventualmente a parte.
Ricoprire l’intera superficie della torta con la panna montata, ne basterà uno strato leggero giusto per fissare alla torta la cascata di mirtilli freschi e lamponi.